domenica 23 novembre 2014

Il cacciatore silenzioso - la danza delle lame.

Ricordo ancora il corpo del druido ai miei piedi, la sua testa spaccata, con il volto sfigurato lì dove è entrata la mia lama. Ricordo ancora il corpo esanime di Tike, e il viso solcato dalle lacrime di Aryannae.
Ricordo la donna inginocchiata vicino la morfica.
La ricordo scuotere la testa, lentamente, piangendo.
“Logan, non ce l’ha fatta”
Ad un tratto il tempo si è fermato.
Ho sentito il battito del mio cuore, il mio respiro e le ferite che si andavano, lentamente, rimarginando.
Ricordo di aver stretto le else delle mie armi fino a sentire ogni singola irregolarità delle impugnature.
Ricordo la chierica venirmi ad abbracciare, cercando di consolarmi, mentre ho giurato vendetta a tutto il popolo della foresta lì, dove erano riuniti i loro capi.
Aryannae. E’ sempre stata l’unica a domare il mio lato animale.
Dopo la furia,ricordo un senso di sconfitta, di non esser riuscito a salvare un’altra persona a me cara.
Peggio, dopo tante avversità, tanti combattimenti, tanta sofferenza, non sono riuscita a salvarla dai miei simili.
Non sono riuscita a salvarla da me stesso.
Morfici. Ora ho capito perché umani ed elfi ci evitano. Siamo animali. Peggio, siamo animali con capacità umane. Non adatti a vivere in comunità, ma capaci di sterminarle.
La cosa più straziante non sono le ferite, non è la sconfitta, non è la consapevolezza di non essere come i miei simili.
La cosa che più fa male è ricordare.
Mentre cavalchiamo verso il villaggio, ricordo tutto.
Ricordo di aver urlato contro il druido quando è venuto con Tike.
Ricordo di aver urlato quando ha puntato il dito verso Aryannae.
Ricordo di aver promesso di non parlare.
E questa volta, questa promessa non mantenuta, le mie parole, hanno decretato la morte di una persona. La morte di una persona amata.
Questa volta è stata l’ultima volta.
Ricordo ancora le parole del mago.
 “Sii un cacciatore, ma sii un cacciatore muto”, mi disse una volta Deneb, "Quando parli fai solo danni. Lascia parlare gli altri".
E allora, da oggi, sarò un cacciatore muto.
Da oggi, solo le mie lame parleranno. E saranno loro a decretare, con la loro danza, il diritto di vita o di morte.

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