venerdì 28 novembre 2014

Losing my religion

Vuoto. 
“Un’ombra lontana. Il mio mentore e la sua espressione sdegnata. Il mio medaglione distrutto...”

Tunf.
“Io bambina. Il volto di mia madre che mi bacia mettendomi a dormire. 
La lama che le trapassa la gola. Il fiotto del suo sangue che mi inonda e le mie urla mute.”

Tunf. Tunf.
“Io caduta. Io inerme. Io tirata su di forza da mani estranee. 
I cani in lontananza.”

Tunf. Tunf. Tunf.
“Mi stanno mangiando. Dilaniano la mia carne. Mi stanno sbranando. 
Nessuno fa nulla. Ma dove sono? Cosa accade?”

Tunf. Tunf. Tunf. Tunf. Tunf.
“Perdo i sensi. Perdo sangue. Non capisco... Ridono... Perché?”

Quello che Aryannae vedeva non era reale, né il suo mentore,
non sua madre, non i cani... 
Ma il suo sangue che scorreva lungo le lame delle asce del suo migliore
amico, quello sì, era reale... 
Aryannae lasciava Eberron sotto i fendenti di Logan.

Tunf. Ascia piccola. Tunf. Ascia grande. Tunf. Pugnale.

Logan il morfico, Logan il compagno d’arme.
Logan... Logan che faceva incubi strazianti, 
quello da proteggere, da calmare, da rieducare...
Logan che non vedeva più Aryannae
ma sentiva quella risata,
vedeva quella mano,
percepiva quell'odore... 
Tutto frutto d’un inganno della mente.
Messi alla prova, la loro volontà aveva ceduto e l’aberrazione aveva vinto.

Dal Quor aveva vinto.

E li aveva resi schiavi, burattini, appesi alle fila dei loro peggiori incubi,
guidato da cieco furore l’uno e immobilizzata da terrore e disperazione l’altra...

Deneb aveva provato a fare qualcosa, ma l’ira di Logan l’aveva reso immune ad ogni suo tentativo di dominargli
la mente. 
Il tempo correva. Logan era forte, troppo forte, una macchina da guerra. 
Quante volte ne avevano scherzato insieme? Un testone vuoto con la forza di un bue e
la precisione di un cecchino... Letale.
E infatti gli erano bastati pochi colpi ben piazzati per finirla e ridurla in brandelli... 
Sangue ovunque, ormai un involucro vuoto, la chierica di Dol Arrah giaceva in terra esanime, 
mentre il suo aguzzino e amico di sempre lasciava le lame per imbracciare arco e frecce e
puntarle verso il cielo, verso Deneb... 

Un ultimo respiro. 
Non c'è più sangue nelle vene, 
né aria nei polmoni, 
non c'è scintilla negli occhi, 
né palpito del cuore, 
né fede nell'anima.

Solo vuoto.


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