giovedì 28 agosto 2014

La storia di Sion


Sion guardò in alto verso la luna.
Gli elfi non hanno bisogno di metodi astrusi o strumenti meccanici per calcolare lo scorrere del tempo.
Il mondo ha sempre parlato loro rivelando le sue regolarità attraverso segni e fenomeni che solo quel popolo eletto sa riconoscere ed interpretare.
Era in anticipo. Come sempre. Sion sorrise e si strinse nel mantello mentre si alzava il vento.
Silenzioso e fluido, raggiunse con passi sinuosi e perfetti un piccolo chiostro a qualche ora dalla città. Il luogo era meta di sosta per mercanti e viaggiatori durante il giorno, ma la notte non vi era anima viva.
Il buio non era un problema. La vista degli elfi dona loro confidenza anche con le tenebre.
Poco a poco fece conoscenza con le rocce e le colonne di quel luogo. Gli parlò il vento e le pareti gli diedero il benvenuto con il loro freddo silenzio.
Sion allargò per un istante le vesti per nascondere le mani sotto al mantello.
Minuti inesorabili. La luna si era mossa impercettibilmente per chiunque, ma non per lui.
Il vento si placò e alcuni timidi passi solleticarono l'udito dell'elfo.
Sion serrò le labbra ed una mano istintivamente andò all'elsa del pugnale.
Una figura esile, sicuramente femminile, entrò nel chiostro con un incedere così delicato che per un istante Sion pensò che fosse un'elfa. 
Ma no, non poteva esserlo. I suoi modi gentili erano comunque diversi. Come alieni.
La figura era nascosta da un pesante cappuccio di lana. Le sue dita sottili erano preservate da preziosi guanti di pelle lavorata. 
Sion accennò un inchino.
Lei si scostò blandamente la stoffa dal volto. I loro sguardi si incrociarono.
Come una lama. La mente della donna penetrò nell'animo di Sion scorrendo le pagine della sua vita, le sue emozioni, i nomi ed i volti del suo essere.
L'elfo rimase immobile, come pietrificato.
"Va tutto bene" - la voce della donna era calma e musicale.
"Sei calmo, la brezza ti sfiora il volto, e le tue palpebre sono pesanti, sarebbe così bello dormire adesso e godere di questa pace".
Sion socchiuse poco alla volta gli occhi.
"Adesso rilassati, assapora questo momento come se gustassi un frutto succoso". 
L'elfo sorrise e mosse senza volerlo le labbra scoprendo i denti bianchi e perfetti.
"Sarai così gentile da mettere le tue doti al mio servizio" - proseguì suadente la donna "Presto saprai tutto, quello che devi sapere adesso, quello che dovrai sapere in un dato momento, quello che dovrai dimenticare".
Sion annuì, oramai completamente soggiogato.
La donna sorrise. "Un monaco un giorno sognò di essere una farfalla che sognò di essere un monaco che sognò di essere una farfalla che sognò di essere un monaco".
Sion spalancò gli occhi. Era quasi l'alba oramai. La donna sparita. Cosa si erano detti?
Eppure c'era qualcosa che gli ronzava in testa che gli ricordava la sua voce.
"E quando si svegliò non seppe più se era monaco o farfalla".

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