domenica 31 agosto 2014

Logan - Una strana lettera

Deve esserci un modo più facile. Donne, bambini, uomini che non siano già diventati marci fino al midollo.
Uomini da mettere al servizio della gente, ragazzi da formare in soldati, in veri uomini. Se solo Deneb…

I suoi pensieri vengono bruscamente interrotti dal gracchiare di Corax che, quasi a metterlo in guardia,  viene subito seguito da un colpo di tosse da qualcuno di fronte a lui. Prima di alzare lo sguardo, Logan sa già chi sia.

“Ehi giovanotto mattiniero. Cos’è, oggi la colazione non ti aggrada?” dice l’elfo, accordando lo strumento.

Logan viene riportato alla realtà e, abbassando nuovamente lo sguardo verso il piatto, si accorge solo ora di non aver mandato giù neanche un boccone della sua colazione. Piuttosto, ha disposto il cibo a formare quella che sembrerebbe una mappa. Una mappa pre-missione. 

“Ne ho vista gente giocare con il cibo” dice il bardo “ma questo è…piuttosto peculiare” continua, socchiudendo gli occhi e arricciando un angolo della bocca, quasi a voler capire.

Prima era tutto più facile. C’era un solo nemico, c’era un solo alleato.

“Non è niente”, dice Logan, infastidito da quella interruzione del locandiere, mentre con un rapido colpo di cucchiaio disfa il piatto. “Gli altri? Si sono visti?” chiede il morfico, tornando alla sua solita espressione scontrosa, quasi di sfida.
Il locandiere accenna un sorriso, quasi paterno.
“Giovanotto, guardati intorno. Il sole è appena sorto. Siamo soli.”
Logan si guarda lentamente in giro, e si accorge che, si, lui e l’oste sono gli unici presenti in sala. D’un tratto, tutto diventa più chiaro. L’ennesimo incubo, il suo scendere nella sala da pranzo e il sedersi ad un tavolo isolato, tra le ombre. Si ricorda anche l’espressione incredula, quasi spaventata, dell’oste nel trovarlo lì.
Un sorriso fa capolino sul viso del morfico.
“Già, siamo soli”, dice, prima di mettere da parte il piatto e incamminarsi verso l’uscita.
“Se me ne portassi un po’ di quella selvaggina, male non farebbe” gli urla dietro il locandiere.
Logan prosegue diritto
Non ti piacerebbe  pensa, calando il cappuccio sul capo, e dirigendosi verso i bassi fondi.


Al suo ritorno, Logan trova i suoi amici in camera di Deneb.

“Oh, ecco il solito ritardatario”, dice il mago con un’espressione infastidita.  Deneb, si sa, odia essere interrotto.
Logan saluta tutti con un cenno del capo “Scusate”, dice,  chiudendosi la porta alle spalle e non facendo caso allo sguardo torvo di Deneb.
“Stavamo discutendo cosa dobbiamo condividere con Viorr” interviene Tabatha, “ma sicuramente tu non avrai voglia di sentirlo, vero Logan? I tuoi affari sono molto più impor…”
“Oh Tabatha, non iniziare a spaccarmi il cazzo” la interrompe il morfico, alzando in dito quasi a monito.
“DENEB! HAI VISTO COSA MI HA DETTO LOGAN? DIFENDIMI!” dice Tabatha, lamentandosi con una vocina quasi isterica.
Deneb emette un sospiro di esasperazione e, lanciando un’occhiataccia al morfico, continua il suo discorso
“Visto che ora siamo TUTTI qui – Tabatha ti prego non farci caso -  possiamo metterci d’accordo su cosa dire a Viorr. Cosa condividere e cosa no. E’ molto importante che…”

Il mago viene nuovamente interrotto, questa volta da qualcuno che bussa alla loro porta.
Il mago schiocca la bocca, roteando gli occhi al cielo, e sospira di nuovo, evidentemente infastidito.
“La porta”, dice, sistemandosi la toga e cercando di riacquistare una espressione neutra
“Vado io”, dice Logan, sciogliendo i lacci che tengono le asce assicurate alla sua cintura, e portandosene una dietro la schiena, prima di aprire la porta e farvi capolino.
Di fronte a lui trova quello che sembra essere un giovane messo.
“COSA VUOI” gli abbaia contro il morfico
Il giovane si ritrae di qualche passo, spaventato dall’aggressività del suo interlocutore
“C-c-ci sarebbe…ci sarebbe una missiva per” inizia il ragazzo, degluttendo un grosso boccone di saliva “Una missiva per la signora…s-s-s-signorina Aryannae”, continua.
Per tutta risposta, Logan sbatte la porta in faccia al giovane umano, girandosi verso i propri compagni
“Una lettera per Aryannae”, dice, la mano ancora sulla maniglia “Vado a vedere di cosa si tratta”.
“NO, vado io”, interviene la chierica “Lettera per ME, vado IO”, dice, inforcando l’uscita, non prima di aver rivolto una riverenza beffarda al morfico e un sorriso al giovane messo.
Ringhiando, il morfico la segue, sentendo l’odore degli altri suoi compagni dietro di lui.

Aprendo la lettera, Aryannae si lascia sfuggire un’espressione di stupore:
“E’ quel chierico che ho incontrato tempo fa. Mi vuole incontrare nel suo tempio…” 

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