mercoledì 27 agosto 2014

Logan - Incubo

“E così” dice Kashran, masticando un grosso boccone “ avete assalito quella carrozza”.
“Mh-mh”
“E poi tu...zak, zak!” continua il morfico, mimando il colpo tenendo la coscia di pollo come se fosse un’ascia “ hai fatto fuori le due guardie e sei entrato nella vettura per rapire la ragazza”
“Sì, è andata più o meno così”

Il morfico scoppia in una grassa risata, rovesciando una pacca amichevole, almeno nelle intenzioni, sul petto della figura sedutagli di fianco attorno al fuoco.
L’impatto è così forte da far cadere indietro il cappuccio.  Logan ricambia con un ringhio  lo sguardo divertito dell’amico.
“Fallo un’altra volta, Kash, e ti dovrai abituare a tenere il pollo con i piedi” dice il morfico, tirandosi nuovamente il cappuccio sul capo e aggiungendo dell’altra legna al fuoco. “Non sopporto tutta quest’umidità. Dovevamo proprio accamparci vicino alla palude?”
Kashran scuote la testa, divertito “Sei DAVVERO un piagnucolone. Possibile che tu sia di buon’umore solo quando combatti?”
“No. Sono di buon umore anche quando mi scopo tua madre” risponde Logan, strizzando l’occhio in maniera complice all’amico, un accenno di sorriso sul suo volto.

Oltre al chiassoso vociare dei diversi gruppi di briganti raccolti intorno ai diversi fuochi dell’accampamento, la notte è piuttosto silenziosa.
L’unica cosa che il morfico riesce a sentire è  il  fruscio e lo scricchiolio del fogliame causato dalle ronde di guardia e il crepitio del fuoco. Ogni tanto, qualche animale notturno fa notare la sua presenza. Ora il canto di un gufo, ora il richiamo di qualche mammifero in cerca di una compagna o di una preda. Una notte carica di nubi, così come di umidità.

“E poi, cosa ne avete fatto della tipa?” incalza Kashran “Ehy,lo mangi quello?”
Logan sbuffa, allungando la sua razione verso l’amico che, contento, se ne appropria senza proferire parola, girandosi di spalle per mettere al sicuro il “bottino”.
“Non ne ho idea. L’ho data al capo. Meno so, meglio sto. Sai che non mi piace...fare quelle cose” dice, cercando di nascondere l’aria di disagio dietro l’ombra proiettata dal cappuccio “Cazzo Kash, dovresti davvero mangiare di meno. Potresti esplodere”.

Per un istante, il tempo pare fermarsi. Il fuoco sembra proiettare più scintille del dovuto, tutto sembra muoversi con eccessiva lentezza. Anche la foresta sembra essere diventata silente di colpo.

Kashran si gira verso Logan. La sua pelle è nera, carbonizzata, spaccata come zolle di terra arida. Gli occhi sono velati da una patina biancastra, socchiusi in una espressione crudele. La  parte destra del volto del morfico è mancante, aprendo sul suo volto un macabro ghigno.
“Scoppiare?” gli chiede, divertito “Non l’ho forse già fatto una volta?”
Logan spalanca gli occhi, a meta tra la sorpresa e il raccapriccio. Cerca di alzarsi, ma il suo corpo sembra essere troppo pesante.
Con un rumore di cuoio teso, Kashran, o ciò che era, sorride.

Logan artiglia il terreno, scalciando, provando a tirarsi indietro da quello che, una volta, era il suo migliore amico.  Il fuoco sembra avvolgere il volto di Kashran, gli occhi sembrano illuminarsi mentre si avvicina al morfico.
Logan urla, provando invano a strisciare indietro. La polvere alzata dai suoi stivali contro il terreno colora la scena di un alone color arancio.
Kashran è sopra di lui,  continuando a sorridere. Si lecca le labbra, con quella che sembra essere una lingua biforcuta. Anche la pelle sembra diversa.  Non più tessuto carbonizzato, ma nere scaglie lucenti. Dalla parte mancante del volto fanno capolino delle zanne.
“Hai paura, amico?” sibila la creatura.
E si, Logan ha paura. E’ terrorizzato. E’ quasi una sorpresa. Non provava paura per se’  stesso da tanto tempo.  Non riesce a parlare.
La creatura socchiude gli occhi, le iridi come quelle di un rettile. La testa è quella di un grosso serpente. Quella di un drago. Un drago nero

“Sapevi che sarei tornato. Lo sapevi che avrei finito quello che non ho potuto portare a termine.”
Kashran si piega su sé stesso, inarcandosi, emettendo un gemito soffuso. Con un rumore secco, gli abiti si strappano, e degli speroni ossei, anch’essi neri, emergono dalla sua schiena.

Le mani della creatura artigliano il terreno a pochi centimetri dai piedi di Logan.  Le dita si contorcono. La pelle si apre, liberando, laddove avrebbe dovuto colare sangue, una bile violacea dall’odore acre. Le ossa si rompono, rimodellando gli arti come degli artigli di rapace. La stessa pelle, prima di rettile, ora diventa come d’acciaio. Kashran alza la testa, nuovamente tramutata. Ora e’ un cappuccio, che racchiude al suo interno una tenebra imperscrutabile. Gli stessi speroni si sono fusi, creando un manto.
Logan è paralizzato.  Sente di star piangendo. Sente le lacrime solargli il volto. Sente l’odore del sangue, del suo sangue.
Kashran si mette in piedi, emettendo una rauca, lenta, malvagia risata di vittoria.


Quell’odore.
La mano si alza, pronta a colpirlo.
Quel simbolo.
Le fiamme si alzano dietro l’essere incappucciato,  quasi avvolgendolo.
Il colpo cala su Logan.

“NO!”
Logan sbatte le palpebre. Una, due, tre volte. E’ seduto sul suo letto. Le lenzuola sono madide di sudore.  Si trova nella sua stanza, quella nuova, quella che ha fatto prendere Deneb. Attorno a lui, l’odore familiare dei suoi oggetti, della locanda.

Il corvo gracchia, allarmato. Vola verso di lui, atterrando sulle lenzuola, e lo guarda, piegando la testa di lato. Gracchia ancora, questa volta più forte.

Logan scuote la testa, cercando di liberarsi dalle ultime immagini del sogno.
Kashran.
Il drago.
L’essere incappucciato.

“Un altro incubo, Corax”, dice, tirandosi su e accarezzando con un dito la testa del corvo.  Le sue mani tremano ancora. Questa volta l’incubo era dannatamente reale.

Il morfico si alza, tirando via il sudore dal petto con una mano.
Stringe i pugni fino a ferirsi i palmi con le unghie, ringhiando. Le nocche iniziano a diventare bianche, ma Logan non pare farci caso., la sua mente ancora fissa sulla figura incappucciata. I suoi ricordi scorrono all’indietro, ritornando alla risata felice di Kashran.
Il pavimento è macchiato da sangue e sudore. Nella camera si respira un’aria strana. Un’aria di odio e vendetta.
 
“Ti troverò”, dice, con lo sguardo lontano “ Ti troverò e ti ucciderò”, continua il morfico mentre, ancora una volta, si prepara per la caccia.

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